12 Fenici e Italici contro gli Ellenici.
Ma quanto alle conseguenze che dovevano scaturirne, il momento forse più importante di questo sforzo dei Fenici contro i Greci è quello in cui i Cartaginesi, sentendosi più deboli degli avversari s'associarono, nella difesa, ai popoli indigeni della Sicilia e dell'Italia. Quanto i Gnidii e i Rodioti l'anno 175 = 579 tentarono di stabilirsi presso Lilibeo, proprio nel bel mezzo delle colonie puniche in Sicilia, furono gli isolani a scacciarli, gli Elimi di Segeste congiunti coi Fenici. Quando l'anno 217 = 537 i Focesi si stabilirono in Alalia (Aleria) sul lido di Corsica di fronte a Cere, furono combattuti dalle flotte unite degli Etruschi e de' Cartaginesi, che con centoventi vele vennero a snidare i Greci; e benchè la flotta dei Focesi riuscisse, se crediamo agli scrittori greci, vittoriosa nella battaglia navale – una delle più antiche che la storia ricordi – convien dire, chi guarda agli effetti, che i Focesi n'ebbero il capo rotto, poichè si ritrassero dalla Corsica e vennero a stabilirsi nella costa, meno lontana ed esposta, della Lucania in Hyele (Velia).
Un trattato concluso fra l'Etruria e Cartagine non solo statuiva le norme per l'introduzione delle merci e per la procedura commerciale, ma accennava anche ad una lega bellica (συμμαχία) della cui efficacia abbiamo una prova innegabile appunto nella battaglia d'Alalia. Un indizio poi della speciale situazione in cui vennero a trovarsi quelli di Cere tra i Greci e i Cartaginesi è il fatto ch'essi lapidarono nel loro mercato i prigionieri focesi e poi, per espiare il misfatto, inviarono ambasciatori ad Apollo delfico.
Il Lazio non entrò direttamente in questa federazione d'armi: anzi, in antichissimi tempi, vediamo legati d'amicizia i Romani coi Focesi di Velia e di Massalia, e, quel che è anche più notevole, gli Ardeatini uniti agli Elleni di Zacinto avrebbero fondato in Ispagna una colonia che più tardi fu la città di Sagunto. Ma d'altra parte le intime relazioni di amicizia e di vicinato tra Roma e Cere, come pure le traccie di antichi rapporti fra i Latini e i Cartaginesi, ci provano che il Lazio non si unì con i Fenici contro gli Elleni, ma conservò tutt'al più una rigorosa neutralità. Intanto le forze collegate delle genti italiche e puniche si mantennero prevalenti in tutta la metà occidentale del Mediterraneo. Il lato della Sicilia che guarda a nord ovest, coi ragguardevoli porti di Soloecis e di Panormos[13] sul lido settentrionale e con Motye posta sulla punta che guarda l'Africa, rimase soggetta al dominio diretto o mediato de' Cartaginesi. Intorno ai tempi di Ciro e di Creso, quando Biante cercava di persuadere gli Jonii ad emigrare in massa e a stabilirsi in Sardegna (verso il 200 = 557) Malco, capitano cartaginese, li prevenne, soggiogando con la forza delle armi una gran parte di quell'isola importante, che mezzo secolo dopo, salvo le montagne interne, era interamente soggetta alla repubblica cartaginese. La Corsica invece, colle città di Alalia e di Nicea, venne in signoria degli Etruschi, e gli indigeni pagarono ad essi il censo della povera isola: pece, cera e miele.
Nel mare Adriatico finalmente, e nelle acque occidentali della Sicilia e della Sardegna signoreggiavano gli alleati Etruschi e Cartaginesi. I Greci non desistettero però dalla lotta. Quei Rodioti e Gnidii, che erano stati discacciati da Lilibeo, presero stabile dimora nelle isole tra la Sicilia e l'Italia e vi fondarono la città di Liparia (175 = 579). Massalia prosperava malgrado il suo isolamento ed ebbe in breve il monopolio del commercio da Nizza sino ai Pirenei. E a piedi dei Pirenei fu fondata da gente di Liparia la città coloniale di Rhodae (ora Rosas); e pare che anche in Sagunto si siano stabiliti dei Zacintii e che persino a Tingis (Tangeri) nella Mauritania abbiano signoreggiato dei dinasti greci. Ma all'avanzata degli Elleni era stato ormai posto un argine; dopo la fondazione di Akragas essi non riuscirono più ad ottenere importanti acquisti territoriali nè nell'Adriatico, nè nel mare occidentale, e vietate furono per essi le acque della Spagna, non meno che l'oceano Atlantico. Ogni anno combattevano i Liparioti coi «pirati» etruschi, i Cartaginesi con quei di Massalia e coi Cirenei, e soprattutto coi Siculi greci; ma nè dall'una nè dall'altra parte si ottennero decisivi vantaggi e il risultato della lotta secolare fu, in complesso, lo stabilirsi di due grandi potenze marittime, che si contrappesavano l'una coll'altra.
Così l'Italia, almeno indirettamente, dovette ai Fenici se i paesi centrali e settentrionali della penisola non furono ridotti in soggezione di colonie greche, e se anzi in essi, e più specialmente nell'Etruria, si formò una potenza marittima nazionale.
Ma non mancano indizi che già i Fenici fossero divenuti gelosi dei loro confederati. I Latini dovettero obbligarsi verso i Cartaginesi a non navigare nelle acque all'oriente del capo Bon sulla costa della Libia; e siccome si deve supporre che le città della Magna Grecia avranno ancor molto meno tollerato che le loro coste fossero visitate da bastimenti latini, così i Latini devono essere stati esclusi interamente dal bacino orientale del Mediterraneo; ciò che viene confermato anche dal silenzio mantenuto su loro dai più antichi scrittori greci. La navigazione sulla costa spagnuola non fu facilitata nel trattato tra Roma e Cartagine come quella sulla costa dell'Africa, della Sicilia e della Sardegna, ed il racconto del navigatore fenicio, rimunerato pubblicamente per aver deviato sur un banco di sabbia col sacrificio della propria nave un naviglio romano che lo seguiva nell'oceano Atlantico, basta, anche senza discuterne la veridità, a provare il geloso monopolio di Cartagine in quelle acque. Agli Etruschi, fattisi più potenti e alleati più stretti, non si poteva proibire, come era naturale, la libera navigazione verso oriente e verso occidente; ma il racconto, vero o falso che fosse, il quale narra come i Cartaginesi impedissero agli Etruschi di condurre una colonia alle isole Canarie ci prova nuovamente, che anche tra i due maggiori e più fidi alleati, il contrasto degli stessi interessi creava le stesse rivalità.