4. Amilcare alla conquista della Spagna.
Il nuovo duce supremo della Libia partì da Cartagine subito dopo terminata la guerra dei mercenari (primavera 518=236).
Sembrava ch'egli meditasse una spedizione contro le libere popolazioni della Libia occidentale. Il suo esercito, forte specialmente per gli elefanti, sfilò lungo la costa, sostenuto da una flotta agli ordini del suo fido compagno Asdrubale. Ma improvvisamente si seppe che aveva superato le colonne d'Ercole, attraversato il mare, ed era approdato in Spagna, dove guerreggiava contro gl'indigeni, gente, come lamentavano le autorità cartaginesi, che non gli avevano fatto alcun male, e senza averne avuto incarico dal governo.
Ma le autorità non potevano, per lo meno, incolparlo di trascurare gli affari dell'Africa; giacchè, insorti di nuovo i Numidi, il suo luogotenente Asdrubale li sconfisse in modo che per lungo tempo fu pace ai confini, e parecchie tribù, sino allora indipendenti, si rassegnarono a divenire tributarie.
Non siamo in grado di narrare dettagliatamente quanto egli stesso facesse in Spagna.
Il vecchio Catone, il quale, una generazione dopo la morte d'Amilcare, potè ancora vedere le recenti vestigia del suo operato, dovette esclamare, malgrado tutto il suo odio contro i Cartaginesi, che nessun re era degno di esser nominato accanto ad Annibale Barca.
Ed anche a noi, almeno dai risultati in generale, appare quanto Amilcare ha operato come capitano e come uomo di stato negli ultimi nove anni della sua vita (518-526=236-228), finchè nel fiore dell'età trovò la morte combattendo valorosamente, quando i suoi piani cominciavano appunto a maturare, quei piani che il suo genero Asdrubale, erede della sua carica e dei suoi progetti, ha continuato a sviluppare sulle tracce del grande maestro negli otto anni che seguirono (527-534=227-220).
In luogo delle piccole fattorie che Cartagine, oltre al diritto di protezione su Cadice, aveva fino allora posseduto sulle coste iberiche e che considerava come dipendenze della Libia, fu fondato in Spagna, mercè il talento militare d'Amilcare, un regno cartaginese, reso sicuro poi dall'astuta politica d'Asdrubale.
Le più belle regioni della Spagna sulle coste orientali e meridionali divennero province di Cartagine; si fondarono città, prima di tutte la Cartagine spagnuola (Cartagena), fondata da Asdrubale nell'unico buon porto del litorale meridionale con un magnifico «castello reale». L'agricoltura fiorì e più ancora l'industria delle miniere d'argento, fortunatamente scoperte presso Cartagena, le quali un secolo più tardi rendevano annualmente trentasei milioni di sesterzi (circa 9 milioni di lire).
La maggior parte dei comuni sino all'Ebro, ubbidiva a Cartagine pagando tributo. Asdrubale, nell'intento di legare i capipopolo agli interessi cartaginesi, sapeva impiegare tutti i mezzi, persino quello dei matrimoni misti.
Cartagine trovò così in Spagna un ricchissimo mercato per i prodotti delle sue manifatture e del suo commercio, e le rendite delle province conquistate non solo servivano a mantenere l'esercito, ma ne risultava un avanzo che si inviava a Cartagine o si teneva in serbo per i bisogni futuri.
Questa provincia andava al tempo stesso formando e disciplinando l'esercito. Nel territorio soggetto a Cartagine si facevano le leve regolarmente; i prigionieri di guerra venivano fusi nei corpi cartaginesi; dai comuni dipendenti si inviavano quanti contingenti di mercenari si desiderava. In virtù delle lunghe guerre, il soldato trovava nel campo quasi una seconda patria; l'attaccamento alla bandiera e l'affetto entusiastico per i suoi grandi capitani stimolavano il suo patriottismo, e le continue lotte coi valorosi Iberi e Celti creavano accanto all'eccellente cavalleria numidica una buona fanteria.
Cartagine lasciava fare ai Barca. Siccome non solo non le si domandava denaro, ma anzi ne riceveva, e siccome il suo commercio trovava in Spagna quanto aveva perduto in Sicilia e in Sardegna, la guerra spagnuola e l'esercito di Spagna, colle splendide sue vittorie e cogli importanti suoi successi, divennero ben presto così popolari, che in occasione di qualche crisi, come per esempio dopo la morte di Amilcare, si potè ottenere l'invio di truppe africane nell'Iberia. Il partito del governo, volere o no, era costretto al silenzio, o doveva accontentarsi di insolentire, nel suoi circoli e cogli amici che aveva in Roma, contro gli ufficiali democratici e la plebe.