4 Sacerdoti.
I più antichi collegi sacerdotali si riferiscono a Marte, specialmente il sacerdote del dio del comune, nominato a vita «l'accenditore di Marte» (Flamen Martialis) – nome derivato dalla sua carica di bruciare l'offerta nei sacrifici – e i dodici saltatori (Salii), i giovani che in marzo eseguivano la danza delle armi in onore di Marte e cantavano. La fusione del comune Collino col Palatino, portò come conseguenza un secondo sacerdote di Marte, come abbiamo detto altrove, il quale prese il nome di Flamen Quirinalis, e di un secondo gruppo di danzatori, i Salii Collini.
A questi culti se ne aggiungevano anche degli altri in parte di origine più antica di Roma, e per i quali, o erano stabiliti sacerdoti speciali (ve ne erano per esempio, di Vulcano, del dio del porto e del fiume) o il loro servizio era affidato a singole confraternite o singole stirpi. Una di esse era probabilmente quella dei dodici fratres arvales (fratelli oratori) i quali nel mese di maggio dovevano invocare la dea creatrice per propiziarla alle sementi, benchè sia molto dubbio che a quell'epoca questa divinità godesse già la stessa considerazione della quale fruì poi nell'epoca imperiale. Un'altra era la confraternita Tizia, cui era affidato il culto speciale dei Sabini Romani, come pure i trenta flamini curiali corrispondenti ad altrettante curie.
L'accennata festa del lupo (Lupercalia) veniva celebrata nel mese di febbraio per la protezione delle greggi, ed era consacrata al dio favorevole (Faunus). Assomigliava ad un vero carnevale pastorale, durante il quale «i lupi» (Luperci) saltavano nudi, solo cinti di una pelle di capra, e muniti di corregge colpivano chiunque incontravano.
Si può ritenere che il comune fosse rappresentato anche in questi culti gentilizi.
A questi antichi culti di Roma se ne aggiunsero a poco a poco dei nuovi. Il più antico è quello che si riferisce alla città nuova e quasi nuovamente fondata in seguito alle mura serviane. Fra questi emerge l'alto e miglior Giove col suo tempio sulla rocca del colle. Egli è il genio del popolo romano ed il primo di tutta la complessa mitologia romana e il suo flamine Dialis, forma, insieme ai due sacerdoti di Marte, la sacra trinità pontificale. Nello stesso tempo incomincerà il culto del nuovo e proprio focolare dello stato, quello della dea Vesta e quello dei Penati. Sei caste vergini, come figlie della famiglia comune del popolo romano, provvedevano al servizio di Vesta, e dovevano conservare sempre acceso il fuoco del comune focolare, ad esempio e monito dei cittadini. Questo culto divino, nello stesso tempo domestico e pubblico, era considerato dai Romani come il più sacro e fu quello che di fronte all'avanzare del Cristianesimo scomparve per ultimo.
A Diana, quale rappresentante della federazione latina, fu assegnato l'Aventino, ma appunto per questo non si stabilì per lei uno speciale sacerdozio romano e a poco a poco il comune si abituò a venerare numerosi altri aspetti della divinità, in modo deciso, per mezzo di pubbliche solennità, oppure di sacerdoti particolarmente destinati al loro culto e ad alcuni di questi, come ad esempio a Flora, dea dei fiori, e a Pomona, dea delle frutta, era destinato un solo flamine, così che il numero di questi ascese fino a quindici. Fra tutti però si distinguevano i tre più antichi grandi flamini (flamines maiores) i quali, fin dall'epoca più remota, si dovevano scegliere soltanto fra i più antichi cittadini, come le antiche confraternite dei Salii palatini e quirinali mantenevano sempre la preminenza nella gerarchia dei collegi sacerdotali.
In questo modo i servizi permanenti e necessari per gli dei furono dallo stato, una volta per sempre, affidati a determinate corporazioni o a stabili ministri, e per coprire le ingenti spese dei sacrifici, probabilmente saranno stati assegnati ai singoli templi, in parte certi terreni e in parte le multe.
Non è da porsi in dubbio che il culto pubblico degli altri comuni latini, e probabilmente dei sabellici, fosse in origine della stessa natura; almeno è provato che i flamini, le vestali, i salii e i luperci erano istituzioni latine e non speciali ai Romani e almeno i tre primi collegi non pare siano stati nei comuni affini modellati su quelli romani. Finalmente, come il comune nella sfera degli dei pubblici, anche il singolo cittadino, entro l'individuale propria sfera degli dei domestici, può dare eguali disposizioni e non solo far dei sacrifizi, ma dedicare ai propri numi santuari e sacerdoti.