8. Pace con Tigrane.
Quasi senza trovare resistenza, Pompeo giunse nelle vicinanze di Artaxata (vicino ad Eriwan) e mise il suo campo a dieci miglia dalla città. Là ebbe la visita del figlio del gran re il quale dopo la caduta del padre sperava di ricevere dalle mani dei Romani la corona dell'Armenia, e con questa opinione impiegava tutti i mezzi per impedire la conclusione del trattato tra suo padre e i Romani.
Il gran re alla sua volta era tanto più deciso di far la pace ad ogni costo. A cavallo e senza il manto di porpora, ma ornato del diadema e del turbante reale, Tigrane comparve all'ingresso del campo nemico chiedendo d'essere condotto dinanzi al generale romano.
Dopo avere, per comando dei littori, come lo voleva l'ordinamento di campo dei Romani, consegnato il suo cavallo e la sua spada, si gettò, secondo il costume dei barbari, ai piedi del proconsole, deponendo in segno di assoluta sottomissione il diadema e la tiara nelle sue mani. Pompeo felice per la facile vittoria, sollevò l'umiliato re dei re, lo riadornò colle insegne della sua dignità, e dettò la pace.
Oltre una somma di 6000 talenti (L. 33.750.000) da versarsi nella cassa di guerra ed un dono ai soldati di 50 danari (L. 52,50) per ciascuno, il re cedeva tutte le conquiste fatte e non solo quelle nella Fenicia, nella Siria, nella Cilicia e nella Cappadocia, ma anche quelle sulla destra dell'Eufrate, Soffene e Corduene. In tal modo egli fu ridotto all'Armenia propriamente detta ed il suo gran regno aveva cessato d'esistere.
In una sola campagna Pompeo aveva soggiogato completamente i due possenti re del Ponto e dell'Armenia. Al principio del 688 = 66 non si vedeva un solo soldato romano oltre il confine degli antichissimi possedimenti romani; alla fine dello stesso anno il re Mitridate errava esule e senza esercito nelle gole del Caucaso, e il re Tigrane occupava il trono dell'Armenia non più come re dei re, ma come principe vassallo dei Romani.
Tutto il paese dell'Asia minore ad occidente dell'Eufrate obbediva assolutamente ai Romani; il vittorioso esercito prese i suoi quartieri d'inverno ad oriente di questo fiume sino al fiume Cur, nel quale gli Italici abbeverarono allora per la prima volta i loro cavalli.