2. Scipione Emiliano sospende la commissione.
La commissione mise finalmente mano anche su queste possessioni. Stando al diritto formale la confisca delle terre occupate semplicemente da non cittadini era senza dubbio ammissibile, e verosimilmente non lo era meno la confisca demaniale assegnata da senatoconsulti e persino in forza di pubblici trattati ai comuni italici, poichè lo stato coi medesimi non rinunziava assolutamente alla proprietà, e, secondo tutte le apparenze, ai comuni come ai privati faceva semplici concessioni con il diritto di revoca.
Ma le lagnanze di questi comuni federali o sudditi, che Roma non osservasse i trattati con essi conchiusi, non si potevano tuttavia trascurare come quelle dei cittadini romani, lesi nei loro interessi dalla commissione per la rivendicazione dei beni.
La lagnanze degli uni non saranno state legalmente più fondate di quelle degli altri, ma se così poco si curavano gli interessi dei propri sudditi, nasceva la questione se, trattandosi delle possessioni latine, conveniva politicamente di aggiungere, con questa ragguardevole lesione di materiali interessi, nuovi motivi al malcontento dei comuni latini, tanto importanti in tempo di guerra e già alienati da Roma per tante lesioni di fatto e di diritto ormai sofferte.
La decisione dipendeva dal partito del centro: esso dopo la fine di Gracco, aveva difeso coi suoi partigiani la riforma contro l'oligarchia, e solo esso poteva ora, d'accordo coll'oligarchia, arrestare la riforma. I Latini si rivolsero direttamente all'uomo più eminente di questo partito, a Scipione Emiliano, pregandolo di proteggere i loro diritti; egli lo promise e, principalmente per mezzo della sua influenza, nell'anno 625 = 129 fu tolto alla commissione per la suddivisione dei beni demaniali, con un plebiscito, il suo mandato; e il diritto di decidere quali fossero beni demaniali e quali beni privati fu affidato ai censori e come loro rappresentanti ai consoli, cui apparteneva secondo le norme generali della costituzione.
Ciò non fu altro che la sospensione, sotto forma benigna, d'ogni ulteriore suddivisione demaniale.
Il console Tuditano, che non apparteneva in nessun modo al partito di Gracco e si sentiva poco inclinato ad occuparsi dello scabroso argomento, colse l'occasione per raggiungere l'esercito illirico e lasciare così incompiuto l'incarico a lui affidato; la commissione di divisione continuò veramente a sussistere, ma siccome l'ordinamento giudiziale delle terre demaniali non progrediva, essa pure si vedeva costretta alla inazione. Il partito della riforma era profondamente irritato.