2 . Potere dell'opposizione.
Finalmente era in fermento l'intero partito delle famiglie e dei liberti di quei capi democratici, che erano periti in causa della restaurazione o si trovavano quali emigrati in tutto lo squallore della miseria, erranti parte sulle coste mauritane, parte alla corte e nell'esercito di Mitridate; poichè, secondo il sentimento politico di quel tempo, in cui prevaleva una grande severità nei vincoli della famiglia, era considerato come principio d'onore[1] per quelli rimasti in patria l'ottenere ai congiunti assenti il ritorno alle loro case, e per i morti almeno la soppressione della macchia attaccata alla loro memoria, ed ai loro figli la restituzione della sostanza paterna.
Più di tutti gli altri, i figli di proscritti che il reggente aveva legalmente ridotti alla condizione di paria politici, erano per tale disposizione quasi impegnati a sollevarsi contro l'esistente ordine di cose.
A tutte queste categorie di malcontenti, bisognava aggiungere anche la massa della gente rovinata. Tutta la gentaglia alta e bassa che nelle eleganti o triviali gozzoviglie aveva perduto ogni avere ed ogni ritegno, i nobili che nulla avevano conservato di elevato eccettuati i loro debiti, i soldati di Silla, che poterono bensì per ordine del reggente tramutarsi in possidenti, ma non in agricoltori, i quali dopo aver sciupato la prima eredità dei proscritti, anelavano ad averne un'altra simile, tutti costoro attendevano con impazienza di vedere spiegata la bandiera che li conducesse a combattere il presente stato di cose, poco curandosi del motto che potesse essere scritto sulla medesima.
Spinti da eguale necessità si univano tutti gli uomini distinti dell'opposizione che ambivano di far carriera e avevano bisogno di rendersi popolari, come quelli ai quali era vietata l'ammissione o la rapida elevazione nel circolo severamente chiuso degli ottimati, e che perciò si sforzavano di entrare nella falange e di rompere, giovandosi del favore popolare, le leggi dell'esclusivismo e dell'anzianità degli oligarchi, e così quelli, più pericolosi, la cui ambizione anelava di raggiungere una mèta più alta di quella di concorrere a regolare i destini del mondo entro gli intrighi collegiali.
Specialmente dalla tribuna degli avvocati, l'unico terreno di legale opposizione lasciato libero da Silla, tali aspiranti, sino dai tempi della dittatura, avevano vivamente combattuto contro la restaurazione colle armi del diritto formale e della facile parola; così l'abile oratore, Marco Tullio Cicerone (nato il 3 gennaio 648-106), figlio di un possidente d'Arpino, si rese ben presto celebre colla sua semi-ardita e semi-prudente opposizione al capo supremo dello stato.
Tali sforzi non avevano grande importanza quando l'oppositore non aspirasse ad altro che alla sedia curule, perchè, soddisfatto il suo desiderio, vi passasse seduto il resto dei suoi giorni.
Naturalmente, però, se un uomo popolare non si accontentava di questo posto e trovando Caio Gracco un successore, allora era inevitabile una lotta disperata; ma per il momento non si conosceva nessuno che si fosse proposta una mèta così elevata.
Tale era l'opposizione colla quale il governo oligarchico insediato da Silla doveva lottare, dopo che con la morte di questi rimase abbandonato a sè stesso.
Il compito non era già facile per sè stesso e si aggravò ancora per i molti inconvenienti sociali e politici del momento; anzitutto per l'immensa difficoltà di mantenere i capi militari delle province soggetti alla suprema autorità civile e di tenere a freno nella capitale la massa della canaglia italica e straniera che vi si andava accumulando, e gli schiavi che in gran parte vi vivevano in effettiva libertà, e ciò senza aver truppe a disposizione.
Il senato si trovava come in una fortezza esposta e minacciata da ogni lato, ed il conflitto pareva inevitabile.
Ma anche i mezzi preordinati da Silla erano ragguardevoli e di gran peso; e sebbene la maggioranza della nazione fosse palesemente avversa, anzi ostile, al governo costituito da Silla, questo poteva tuttavia mantenersi ancora a lungo nella sua rocca facendo fronte alla massa confusa e scompigliata di un'opposizione che non s'accordava nè nello scopo nè nei mezzi, e che, senza un capo, si sminuzzava in cento frazioni.
Ma naturalmente esso poi avrebbe dovuto anche sapersi mantenere e apportare alla propria difesa almeno una scintilla di quella energia che aveva servito all'edificazione della rocca; giacchè per un presidio che non vuol difendersi, il più grande ingegnere militare avrà invano costruite mura e scavate fosse.