10 . Relazione dei Sanniti coi Greci.
Le tribù sannite occupavano una vastità di territorio sproporzionato al loro numero, senza curarsi poi di appropriarsene compiutamente e in tutta la sua estensione, e lasciando continuare in una certa autonomia, benchè infiacchite e spesso in istato di dipendenza, le città greche di maggiore considerazione, come Taranto, Turi, Crotone, Metaponto, Eraclea, Reggio, Napoli, e tollerando gli Elleni anche nel territorio della federazione, poichè Cuma, Posidonia, Laos, Hipponion, come ci insegnano le monete e la suaccennata descrizione del litorale, rimasero sempre città greche anche sotto la signoria sannitica.
Così si formarono popolazioni miste, come i bilingui Brutii, i quali, oltre gli elementi sannitici, accolsero elementi ellenici e persino reliquie degli antichi autoctoni; e vi è ragione di credere che questa miscela di stirpi diverse ebbe luogo anche nella Lucania e nella stessa Campania.
Al pericoloso fascino della civiltà ellenica non poteva sottrarsi nemmeno la nazione sannitica; e meno che altrove nella Campania, dove Napoli non tardò ad entrare in amichevole commercio cogli immigranti, e dove il cielo stesso pareva concorrere ad umanizzare i barbari. Nola, Nuceria, Teanum, benchè popolate unicamente di Sanniti, adottarono modi greci e greca costituzione urbana, tanto più che l'ordinamento sannitico, per tribù, difficilmente poteva adattarsi alle condizioni della nuova società.
Le città sannitiche della Campania cominciarono a batter moneta, in parte con iscrizioni greche; Capua, mercè il commercio e l'agricoltura, venne in tanta prosperità e crebbe in tanta grandezza che occupò il secondo posto tra le città d'Italia, e il primo per lusso e ricchezze.
La profonda scostumatezza, in cui, secondo ciò che narrano gli antichi, questa città superò tutte le altre d'Italia, si riscontra particolarmente negli arruolamenti militari e nei combattimenti dei gladiatori. In nessun luogo trovavano gli arruolatori tanta affluenza come verso questa metropoli dalla civiltà corrotta; mentre Capua non sapeva mettersi al sicuro contro gli attacchi dei Sanniti, l'armeggiante gioventù della Campania, capitanata da condottieri scelti da essa, affluiva in gran numero principalmente in Sicilia.
Di quanta importanza queste valanghe di soldatesche fossero per le sorti d'Italia, diremo in seguito; esse ci mostrano la corruzione dei costumi campani non meno dei combattimenti dei gladiatori che ebbero ugualmente in Capua, se non la loro origine, per lo meno il loro perfezionamento. Qui era uso che persino durante il pasto vi fossero combattimenti di gladiatori e se ne proporzionava il numero al rango degli ospiti.
Questa depravazione della più ragguardevole città sannitica, che ha senza dubbio una stretta dipendenza dai costumi che vi lasciarono gli Etruschi, doveva riuscire funesta a tutta la nazione, ond'è che la nobiltà della Campania, sebbene accoppiasse alla profonda corruzione un valore cavalleresco e un'elevata coltura intellettuale, non poteva però giammai essere per la sua nazione ciò che la nobiltà romana era per la nazione latina.
E come sui Campani, benchè con minor forza, l'influenza ellenica agiva sui Lucani e sui Bruzi. Gli oggetti trovati negli scavi di tutti questi paesi provano come in essi si coltivasse l'arte greca con lusso barbaro; i ricchi gioielli d'oro e d'ambra, i magnifici vasi dipinti, quali noi li dissotterriamo dalle tombe, fanno presentire quanto in questo paese si fosse già deviato dagli antichi costumi degli avi. Altre traccie troviamo nella scrittura; l'arte antica nazionale, portata dal settentrione, fu dai Lucani e dai Bruzi abbandonata e sostituita colla greca, mentre nella Campania l'alfabeto nazionale e così anche la lingua si sviluppavano spontanei a maggior chiarezza e finezza sotto la civile influenza che vi ebbe la filosofia greca.