11. Resistenza passiva di Cesare.
Invece Cesare non aveva l'intenzione di romperla in questo momento con Pompeo. Veramente egli non avrebbe voluto dividere la signoria e per lungo tempo con nessuno, meno poi con un collega così inferiore come era Pompeo, ed è fuor di dubbio che era da molto tempo deciso di impossessarsi, appena finita la conquista della Gallia, del dominio assoluto e all'occorrenza anche colla forza delle armi.
Ma un uomo come Cesare, nella cui mente il generale era assolutamente subordinato all'uomo di stato, non poteva disconoscere che la riorganizzazione dello stato colla forza delle armi lo sconvolge profondamente colle sue conseguenze, e spesso lo rovina per sempre, e doveva perciò procurare di districare la matassa possibilmente con mezzi pacifici o almeno senza venire ad una aperta guerra cittadina.
Ma se non era possibile evitare la guerra civile, egli non poteva desiderare di vedervisi spinto ora che nella Gallia l'insurrezione di Vercingetorige aveva messo di nuovo tutto a soqquadro e ve lo teneva occupato senza tregua dall'inverno 701-2 = 53-2 sino all'inverno 703 = 51, ora che Pompeo e il partito costituzionale a lui nemico per principio dominavano in Italia. Perciò egli si sforzava di mantenere i buoni rapporti con Pompeo per conservare la pace, e di ottenere possibilmente in modo pacifico pel 706 = 48 il consolato che gli era stato assicurato sin dall'epoca del convegno di Lucca. Se dopo aver portato a buon fine gli affari celtici si fosse messo alla testa dello stato in modo regolare, avrebbe potuto, superiore come era a Pompeo ancor più come uomo di stato che come generale, tentare di vincerlo senza gravi difficoltà tanto in senato come nel foro.
Sarebbe forse stato possibile trovare per il pesante, torbido e orgoglioso rivale qualche posizione onorifica e senza influenza, in cui egli si sarebbe accontentato di eclissarsi. I ripetuti tentativi di Cesare per conservare la parentela con Pompeo avranno avuto di mira una tale soluzione e quella di far cessare le antiche contese nella successione dei figli nati dal sangue dei due rivali.
L'opposizione repubblicana sarebbe rimasta allora senza capo dirigente, quindi probabilmente tranquilla, e si sarebbe mantenuta la pace. Se ciò non riusciva, e se si doveva, come era probabile, ricorrere in definitiva alle armi, Cesare disponeva allora in Roma, come console, della ubbidiente maggioranza del senato e poteva rendere difficile la coalizione dei pompeiani e dei repubblicani, anzi renderla impotente, e condurre la guerra molto più agevolmente e con maggiore vantaggio che non facendo marciare ora le sue truppe come proconsole della Gallia contro il senato e i suoi generali.
La riuscita di questo piano dipendeva certamente dalla possibilità che Pompeo fosse tanto compiacente da permettere che Cesare ottenesse ancora per il 706 = 48 il consolato promessogli nella adunanza di Lucca; ma se anche ciò non avvenisse, a Cesare conveniva di mostrare coi fatti e costantemente la maggior condiscendenza.
Così facendo egli da una parte guadagnava tempo per raggiungere intanto il suo scopo nella Gallia e dall'altra lasciava agli avversari l'odiosa iniziativa della rottura con Pompeo e quindi quella dello scoppio della guerra civile, ciò che di fronte alla maggioranza del senato e alla borghesia e specialmente di fronte ai propri soldati, era per Cesare della massima importanza.
Questo lo guidò nelle sue azioni. Egli previdentemente accrebbe il suo esercito e con le nuove leve fatte nell'inverno del 702-3 = 52-1 portò ad undici il numero delle sue legioni, comprese le due imprestategli da Pompeo. Ma al tempo stesso approvò pubblicamente il contegno di Pompeo durante la dittatura e riconobbe essere a lui dovuto il ritorno dell'ordine nella capitale; respingeva come calunnie gli avvertimenti di amici zelanti, e considerava come guadagnato ogni giorno che procrastinava la catastrofe; passava sopra tutto ciò che era possibile e tollerava quanto si poteva tollerare, dimostrandosi risoluto nella sola richiesta del secondo consolato, per il 706 = 48, formalmente concessogli dal suo collega quando nel 705 = 49 spirava la sua carica di luogotenente, essendo ciò conforme alla ragione di stato della repubblica.